Mi pare che il sonetto si aggiri intorno e dentro il bisogno di rinascite, ma ponendosi sulle tracce del centro propulsore, che non è però sperimentabile, in quanto esso si determina in un prima, che neppure è un "prima della nascita" biologica, ma un prima assoluto, e perciò inattingibile da chi ormai si dissemina al di qua della storia esistenziale, né gli è dato risalire la cascata temporale, o la catena delle individuazioni via via successive. E allora il desiderio si aggrappa alla nostra origine terrestre, che è la natura biologica, e là attinge i modi rinascenziali a cui aspira, che sono modi primevi, per i quali il vivente resta abboccato alle primizie, le sente rifluire in sé come un'aura purificatrice, che restituisce l'essere alla sua primordiale autenticità. E inoltre, in questa condizione, si sente perennemente fresco un vento di giovinezza, che dirada l'odore stantìo della morte e illude di una possibile eternità.
Domenico Alvino
giovedì 17 gennaio 2008
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1 commento:
Grazie a Domenico Alvino, poeta, scrittore e critico finissimo...come si può vedere.
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