sabato 4 aprile 2009

"LA FORMA DELL'ITALIA", il nuovo libro di MARIO LUNETTA

Alcune riflessioni in merito al nuovo libro di Mario Lunetta “La forma dell’Italia” (Poema da compiere), Manni Editore, presentato alla BIBLIOTECA VALLICELLIANA di Roma, Piazza della Chiesa Nuova, 18, Salone Borromini, giovedì 26 marzo 2009 con l'intervento critico di Francesco Muzzioli. Letture a due voci di Clara Ferri e Mario Lunetta.

Ho notato intanto una straordinaria (fuori dall’ordinario) commistione linguistica e strutturale, che non è puro gioco, né scelta intellettualistica, né studio fatto a tavolino, ma è propria del linguaggio parlato dell’autore, del suo stile, derivanti dalla sua raffinatissima, profonda cultura, da letture cosmopolite, e di ogni tempo, della storia letteraria. Poi, un’ironia amara, che mescola il rimpianto di un mondo civilissimo – in verità mai realizzato – alla lucida disperazione,scaturita dalla consapevolezza che questo mondo vagheggiato non sarà mai. Un sarcasmo che scivola nella commedia, se non nella tragedia sempre sottintesa: insomma, l’autore ride o sorride o sogghigna tra le parole allitterate e reiterate, che scatenano l’ilarità amara del lettore. Una delusione asperrima anima i versi, ma anche sentiamo il giudizio superiore, distaccato, di chi guarda, come dal satellite, questa Italia deformatesi non certo per cause geo-fisiche, ma endemiche, endogene, derivanti da un fascismo sempre più evidente, per quanto mai negato, ma neppure mai nominato. Un excursus audacissimo della storia della nostra sciagurata Penisola… Ora, tra i versi, andiamo da un Federico all’altro, dal grande Barbarossa, all’eclettico, letterato e guerresco Federico II: e come si rassomiglia il ritratto del primo allo stesso poeta. Il sorriso, la barba, la bella faccia dai tratti nobili, imperiosi sono gli stessi del grande, selvaggio imperatore germanico. Da un Federico all’altro e oltre si sottintende quanto sia franata fino ad oggi la Storia, quanta devastazione ha subito e subisce la forma dell’Italia. La voce del poeta si leva con disperata speranza, “con un gelo nel fuoco” dei suoi focosi sonni e sogni. E noi non possiamo fare altro che stare ad ascoltare la sua pacata, quasi afona voce, che è la voce di tanti come lui devastati dallo sfacelo del mondo.
Francesca Farina.

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