lunedì 19 gennaio 2009

DUE POESIE DI GIUSEPPE SPINILLO

GIUSEPPE SPINILLO

(il diritto allo strappo)

Strappati tutto di dosso
I limiti, le mappe, gli odori
Le convenzioni, le latitanze
I torpori
Strappati di dosso i dolori
Le tristezze, i sentori
Che ti fanno pensare che
È troppo il peso
Da portare sul viso
Strappati i vestiti
Le illusioni, i malori
Le sentenze, le risposte
I furbi modi di fare
Strappati di dosso
I confini che ti fanno
Sentire tutto stretto
Strappati le nostalgie
I sentimenti a soffietto
Il doppio petto esistenziale
La carta astrale che ti
Fa sentire tutto scritto
Strappati dal foglio
Su cui hai poggiato
I tuoi piedi
E dopo averlo strappato
Strappati le domande
Già troppe volte fatte
E rifatte
E le fate che ti stanno
A ridosso
E diventa anche strega
Anche diavolo
Ed altra metà del buio
Fatti oltre e nell'oltre
Fatti indietro
E rapina lo spazio del diritto
di definirsi
senza spazio per ancora altro oltre
e si riparte
te lo dicono i sensi
che se non sono già spenti
sono sempre già pronti
per saggiarti e farti saggiare
per avere la voglia insaziabile
di sempre altro sapore
e tu non star lì ad aspettare
strappati tutto il superfluo
e non smettere mai di strappare


e>
>
>Riscrivo poesie già scritte
>
>
>Come posso dire di quello che
>sappiamo senza che la mente si adiri
>e mi fermi la mano dal verso
>per scandirla nell'urlo
>come posso scorrere in linee
>di poesia
>ciò che merita solo l'adirarsi
>della bestemmia
>lo strascico dell'anatema
>la persistenza nell'oltre
>e come posso dire in altro modo
>che non sia volgare
>ciò che è più che volgare
>come posso trascinare tutto
>oltre l'oblio
>oltre il mio io che riverso
>nei versi
>oltre me stesso
>come posso trasgredire l'odio
>senza altro odio
>come posso essere equo
>e distante dal fuoco
>senza farmi scottare
>dall'ingiusto e mettermi ad
>urlare l'ustione
>come posso non dire carnefice
>al carnefice
>come posso essermi pace
>esssere carezza per l'oppresso
>senza mettere i piedi e le mani
>nella bacinella in cui
>versa il suo sangue
>e senza esserne parte
>come posso solo pensare che
>la poesia se ne stia
>al di fuori a cuocere e cucire
>merletti politicamente corretti
>se invece il mio cuore
>è già parte
>in tutto ed in parte
>e già parte verso
>la parte che subisce e che
>chiama libertà
>e la urla
>e la schiaffeggia
>la volgarizza
>la spoetizza
>la rende scorretta
>e scomoda da starci lì accanto
>ma come posso non essere dalla parte
>più difficile del tavolo
>quella che non divide la torta
>quella che non conosce la torta
>quella che la buttano
>col muso nel fango
>e se si ribella
>ed io scrivo poesie già scritte
>in attesa di poterne scrivere una
>mai scritta
>una mai sentita
>una mai musicata
>e come potrò mai guardare
>negli occhi la vittima
>senza starmene al caldo
>nella stanza tranquilla
>dell’equidistanza?
>
>
>

2 commenti:

versolibero ha detto...

vengo a fare visita a francesca
e trovo due tra le mie ultime
creature poetiche
due di getto
che ho scritto recentemente
grazie a te

sto ricominciando ad organizzare
ti ho mandato email
presento i tempi del bradipo alla biblioteca quarticciolo
e poi il 19 febbraio si torna a fare poesia a via castelforte 4
sarà la presentazione di una raccolta gestita dal sito descrivendo ma pensavo di invitare chi volesse partecipare a portare un testo poetico (articolo meglio prossimamente, giuro).
invece la serata più ambiziosa è quella del 21 marzo, dove la poesia sarà il perno attorno a cui
si articoleranno argomentazioni contro i muri che a partire da quello che circonda la palestina
stanno tagliando in due il mondo
(articolerò meglio pure qui).
Grazie per l'attenzione
a presto
Giuseppe Spinillo

Attolico Leopoldo ha detto...

Il monitoraggio attento ed intrigante di Spinillo esperisce una robusta puntata sul sociale partendo da un "io" che diventando "noi" non ci esime da una non retorica riflessione sul nostro stare al mondo e sul nostro destino di persone che scrivono andando a capo ogni tanto .
Colpisce il fervore espressivo di Spinillo , sempre ben gestito e coinvolgente , sempre godibile .