mercoledì 24 dicembre 2008

Un testo di MARIO QUATTRUCCI (inventore del Commissario Marè)

Da una lingua marginale
Alta mane, supraque tuos exurge dolores
Tu fragilemque animum, quod potes, usque tene
Pseudo Ovidio

Non è necessario mi scrivi (tu da quel chiuso giro degli anni)
non è forse neanche possibile al dolore alla sofferenza
trovare un senso dare una ragione e il senso invece
di me nella sofferenza o pagare a saldo il dovuto
e allontanare per sempre la speranza dal bene ormai smarrito…

Ma io ti scrivo da qui da questa lingua marginale da parole sbiadite
consumate dall'uso – e forse ormai senza un senso (quelle sillabe a forza
raddrizzate) che non sia quello di chiederne ancora
(e come in un monologo ronzante senza fine) di chiederne a me
a te agli alberi alle tortore ai gatti e perfino ai grilli del focolare
di chiederne il perché sapendo che nessuno
né oggi né domani lo saprà decrittare… – ti scrivo dicevo incespicando
sulla frase banale che ogni giorno a ciascuno riserva la sua pena
(mentre so che a parlare di pena e sofferenze
qui da questo luogo – e anche se il viaggio con dolore
si avvia alla conclusione anche se non ne mancano certo
neanche qui di dolori e di mali e di cupe ragioni – non ethicos licet)...

Ma una passione è una passione mi rimbrotti o soltanto
forse mi rammenti e scalda o anche arde e a volte ti consuma…

E poi immancabile si spegne – replico in silenzio nel ronzio
solitario dell'abitacolo annebbiato
nel disordine diurno accatastato agli androni ai lastricati
nelle vie di città con parvenze di vita come vecchie mobilie
di uno sfratto o di un rigurgito insensato (anche quello)
del giovanile Giorgio – si spegne lo sappiamo lo sai
forse senza un bang forse neppure un lagno ma ogni volta lasciando
cenere e rancore…
MARIO QUATTRUCCI

1 commento:

mariaangelap ha detto...

poesia densa di
emozioni vibranti
intrisa di speranze infrante e frangenti.
quante vite hai vissute
o vivrai - non so dirti-
ma in ognuna io
ci sono o ci sono stata.
grazie di cuore
mio amore riconosciuto