Da una lingua marginale
Alta mane, supraque tuos exurge dolores
Tu fragilemque animum, quod potes, usque tene
Pseudo Ovidio
Non è necessario mi scrivi (tu da quel chiuso giro degli anni)
non è forse neanche possibile al dolore alla sofferenza
trovare un senso dare una ragione e il senso invece
di me nella sofferenza o pagare a saldo il dovuto
e allontanare per sempre la speranza dal bene ormai smarrito…
Ma io ti scrivo da qui da questa lingua marginale da parole sbiadite
consumate dall'uso – e forse ormai senza un senso (quelle sillabe a forza
raddrizzate) che non sia quello di chiederne ancora
(e come in un monologo ronzante senza fine) di chiederne a me
a te agli alberi alle tortore ai gatti e perfino ai grilli del focolare
di chiederne il perché sapendo che nessuno
né oggi né domani lo saprà decrittare… – ti scrivo dicevo incespicando
sulla frase banale che ogni giorno a ciascuno riserva la sua pena
(mentre so che a parlare di pena e sofferenze
qui da questo luogo – e anche se il viaggio con dolore
si avvia alla conclusione anche se non ne mancano certo
neanche qui di dolori e di mali e di cupe ragioni – non ethicos licet)...
Ma una passione è una passione mi rimbrotti o soltanto
forse mi rammenti e scalda o anche arde e a volte ti consuma…
E poi immancabile si spegne – replico in silenzio nel ronzio
solitario dell'abitacolo annebbiato
nel disordine diurno accatastato agli androni ai lastricati
nelle vie di città con parvenze di vita come vecchie mobilie
di uno sfratto o di un rigurgito insensato (anche quello)
del giovanile Giorgio – si spegne lo sappiamo lo sai
forse senza un bang forse neppure un lagno ma ogni volta lasciando
cenere e rancore…
MARIO QUATTRUCCI
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
poesia densa di
emozioni vibranti
intrisa di speranze infrante e frangenti.
quante vite hai vissute
o vivrai - non so dirti-
ma in ognuna io
ci sono o ci sono stata.
grazie di cuore
mio amore riconosciuto
Posta un commento