“Solo un poema rotolante”, Edizioni Nuova Cultura, di Biagio Propato.
Il poema di Biagio Propato(un vero poema, con una costruzione estremamente articolata, molto ricca e diversificata nell’uso delle strutture poetiche, alternanti quartine, terzine, canzoni libere, rime e verso libero, versi brevissimi e versi lunghi, quasi racconti in prosa poetica, sui temi più diversi, ma tutti ruotanti, o “rotolanti” appunto, su un tema fisso, la vitalità di un’intera generazione, quei giovani che hanno vissuto il ’77, fratelli maggiori di quelli che avevano appena finito di vivere il mitico ’68, che ormai da tempo si tenta di cancellare nei suoi valori più profondi, che senza dubbio ci furono, come il desiderio di giustizia e di eguaglianza sociale, di miglioramento delle condizioni di vita, dopo secoli di oppressione della classe proletaria, senza dire di altro), caso quasi unico nel panorama poetico italiano, dato appunto il tema, rappresenta il corrispettivo assoluto, il contraltare dei poemi dei grandi autori americani che cantarono gli Anni Sessanta, la ribellione, l’amore, la libertà, la sessualità, la vitalità, il bisogno di esperienze anche estreme, di giovani poeti che vissero quegli anni tremendi ed esaltanti al tempo stesso, dibattuti tra l’ultima prevaricazione dei padri padroni e la guerra del Viet-Nam, tra la politica reazionaria e la volontà di vera democrazia universale, tra la repressione sessuale e la liberazione dei comportamenti. Biagio ha assimilato benissimo il grido, l’URLO dei fratelli maggiori e lo ha fatto proprio, andando in cerca di “un altro Egitto”, cioè di vita e di senso, con un gruppo affiatato di amici, verso la Londra o la Spagna di quegli anni che sembravano eterni e meravigliosi, e di fatto lo erano, dal momento che sono stati tanto bene introiettati nell’intimo da esondare poi come lava incandescente sulle pagine, al punto da farne un’opera poetica, forte e fragile, dolce e amara, nostalgica e dura al tempo stesso. Ogni pagina, si può dire, porta il segno decisivo di un’esperienza, e si snoda anno per anno, da 1976 al 1998, per più di vent’anni di esistenza privata diventata pubblica, che sembra appartenere a noi tutti, perché noi tutti ci rispecchiamo nei versi accesi di entusiasmo o offuscati di malinconia, di tremore e ansia, di gioia esplodente e di delusioni marcate, ricordando quegli anni terribili e bellissimi, grazie a un testimone discreto e mite come un agnello, che crede fino in fondo alla sua avventura di uomo tra gli uomini: Biagio Propato.
giovedì 14 maggio 2009
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