Il blog della poesia, oggi. Curato da Francesca Rosa Farina
martedì 4 settembre 2007
"Senza titolo" di Maria Grazia Calandrone
Ahi, quanti! dolci e giocosi e vagabondi ragazzi fanno tempesta nelle acque vive del mio cuore e mietono da barbari re della luce la messe delle tavole imbadite della capitale che protende il suo oro medioevale tra cedri e ulivi.
Vincitrice della sezione "La più classica" al Premio di Poesia SAPORI DI-VERSI 2007, Maria Grazia Calandrone ha un curriculum lungo un blog...una delle migliori poete della sua generazione.
Quando per l’ultima volta gli occhi tuoi mi avvolsero/ in una nube di colori,/ ed il tuo corpo sinuoso ebbe il sussulto timido/ così come fanciulla,/ le streghe sfrenate vennero a rinchiudermi/ in una lacrima di sconforto./
Fu il gioco disperato della vita che sfugge,/ il sole amareggiato, il desiderio irrefrenabile/ che trascina a fatica un’ impossibile insania./
Fu misterioso anche il malumore/ che trasudava dai tuoi anni maldestri/ carezze guancia a guancia sperperate./
Logorato dai sogni ho riempito la febbre/ con coriandoli rossi, e le mie orecchie/ hanno ascoltato l’inganno della solitudine./ Avrei voluto ritrovare i miei anni virili,/ quelli che la bizzarria pettinava nelle stanze del sogno,/ ma senza più parole ho chiuso ogni poesia.
E' un piacere leggere i versi di Maria Grazia così veri, pungenti, insidiosi nel loro intrigante gioco di parole che lascia la mente fuggire verso luoghi che la sua penna crea e scompone con grande sottile abilità.
Vincitrice della sezione "La più classica" al Premio di Poesia SAPORI DI-VERSI 2007, Maria Grazia Calandrone ha un curriculum lungo un blog...una delle migliori poete della sua generazione.
RispondiEliminaQuando per l’ultima volta gli occhi tuoi mi avvolsero/
RispondiEliminain una nube di colori,/
ed il tuo corpo sinuoso ebbe il sussulto timido/
così come fanciulla,/
le streghe sfrenate vennero a rinchiudermi/
in una lacrima di sconforto./
Fu il gioco disperato della vita che sfugge,/
il sole amareggiato, il desiderio irrefrenabile/
che trascina a fatica un’ impossibile insania./
Fu misterioso anche il malumore/
che trasudava dai tuoi anni maldestri/
carezze guancia a guancia sperperate./
Logorato dai sogni ho riempito la febbre/
con coriandoli rossi, e le mie orecchie/
hanno ascoltato l’inganno della solitudine./
Avrei voluto ritrovare i miei anni virili,/
quelli che la bizzarria pettinava nelle stanze del sogno,/
ma senza più parole ho chiuso ogni poesia.
Antonio Spagnuolo
E' un piacere leggere i versi di Maria Grazia così veri, pungenti, insidiosi nel loro intrigante gioco di parole che lascia la mente fuggire verso luoghi che la sua penna crea e scompone con grande sottile abilità.
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